Per il sangue che avete sparso

recensioni

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Autore: Israel Adam Shamir
Pagine: 117
Data di pubblicazione: 2009
Collana: La Sfinge
Prezzo: 15.00 euri
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Shamir fa strame dell’argomento “olocaustico”, da lui respinto come un ricatto puro e semplice: “Dobbiamo negare il concetto di Olocausto senza dubbi ed esitazioni, anche se tutte le storie dell’Olocausto, fino alla versione più assurda, quella di Wiesel, fossero assolutamente vere. Ne consegue che le discussioni tecniche sulla mortalità ebraica sono perfettamente legittime ma superflue, come superflua è per un ateo la diatriba se una balena abbia potuto o meno ingoiare Giona”.

Quella di Shamir non è una battaglia per la verità storica. Quello che egli rifiuta è la posizione di (pseudo)superiorità morale che in tal modo gli ebrei del mondo intero si attribuiscono. Lo si vede bene in questi giorni, quando si spandono dappertutto gli slanci di solidarietà delle comunità ebraiche verso una politica di massacro dei civili, delle donne e dei bambini che nessun altro al mondo approverebbe.

Tutti i codici penali dicono che la complicità col crimine è un crimine. Fanno eccezione gli autoproclamati dirigenti ebraici. Essi hanno costruito una fortezza morale che li protegge, ma isolandoli. Shamir la vuole smantellare. Ecco perché egli è solo, del tutto sconosciuto in Israele, vagamente denunciato come “antisemita” all’estero, come lo è ogni persona normale che non accetta la glorificazione dei crimini contro l’umanità, commessi sotto i nostri occhi ogni giorno che passa, dal 1936… (…)

La presente raccolta si conclude con un testo che analizza le relazioni instauratesi nella nostra epoca tra il giudaismo organizzato – spesso in forma di sionismo – e le grandi potenze. E’ un vastissimo dominio, nel quale Shamir è molto attivo. Egli ha pubblicato numerosi articoli su questo tema. Qui egli si occupa della Dichiarazione Balfour, degli Stati Uniti, del tabù del “potere ebraico”, di Stalin e, argomento più originale, del modo in cui gli ebrei americani hanno approfittato del fatto di essersi messi più o meno alla testa del movimento d’emancipazione dei negri americani. Qui c’è qualcosa da scavare, tanto più che il periodo inaugurato dalla presidenza di Obama avrà proprio tale questione come immagine di sfondo.

L’Autore: Israel Shamir, diventato Adam Shamir dopo la sua recente conversione all’Ortodossia, è nato nel 1947 a Novosibirsk, in Siberia. Espulso nel 1969 dall’università per attività sovversiva, ha lasciato l’URSS e si è stabilito nella Palestina occupata dai sionisti. Girando per il territorio palestinese in qualità di corrispondente del giornale “Ha’aretz”, ha scoperto l’assurdità del progetto di uno stato ebraico; attraverso un’intensa attività letteraria e giornalistica, ha denunciato i crimini sionisti e si è fatto sostenitore di un unico Stato palestinese tra il Giordano e il Mediterraneo, nel quale possano rientrare i Palestinesi scacciati dalle loro case ed espropriati della loro patria. Nel 2002 suo figlio è stato arrestato, deportato ed espulso per aver rifornito di cibo e medicine i Palestinesi assediati nella Basilica della Natività.

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